Thomas Füster (Athens, Georgia, USA) fa parte di quella corrente artistico-culturale (di cui uno dei massimi esponenti è il suo concittadino Michael Stipe dei R.E.M.) che critica ferocemente il modello economico consumistico americano.
Nelle sue opere le icone del junk-food (cibo spazzatura) diventano simboli di uno stile di vita anonimo e antiumano.
Füster ci fa vedere dietro a quei manifesti pubblicitari degli anni ’60 che promettevano di essere felici bevendo una coca-cola, e desiderabili se fumavamo come i divi di Hollywood; ci risveglia dal “sogno americano” riportandoci nel mondo reale dove esistono l’obesità e i mozziconi di sigaretta.
Attraverso immagini dai colori saturi e a tratti seducenti, dipinge un universo che seppure palesemente surreale risulta ben più concreto di quello simulato dalle pubblicità.
Thomas Füster (Athens, Georgia, USA) belongs to a cultural and artistic current (which finds one of its leaders in Füster‘s fellow citizen, REM’s Michael Stipe) that fiercely criticizes the American economic and consumerist system.
In his works, junk-food icons become symbols of an anonymous, anti-human lifestyle.
Füster shows us what lies behind those typical Sixties posters, which promised you would be happy drinking a coke, and desirable if you smoked like Hollywood stars; he awakens us from the “American dream”, leading us back to the real world, where obesity and cigarette butts exist.
Through his saturated color, sometimes alluring, images, Füster paints a far more realistic universe, although patently surreal, than the one simulated by advertisements.
